lettera di addio alla mia splitboard... per mano di Barbara, che ora l'ha adottata
17-11-2013
Sarò prolissa.
Si parte alle sei in direzione Maso Corto. Siamo io, Pella e Carlo. La meta è caldamente suggerita dal Pella, sa che lì ci possono essere posti con neve buona già adesso. Non ci sono programmi precisi perché bisogna andar là e vedere, io del resto ho recuperato una split usata giusto venerdì e la devo provare, devo imparare a fare le inversioni e capirla in discesa. Inoltre è la prima gita di scialp della stagione e ho tutte le intenzioni di prenderla con la dovuta cautela…
Beh arriviamo a Maso Corto e l’impressione iniziale è abbastanza scoraggiante, neve poca pochissima giù in valle. Siam sicuri che sul ghiacciaio ce n’è ovviamente, ma abbastanza da farci una bella gitarella? E poi quale gita? Punta Finale è subito bocciata dal Pella che giustamente mi fa notare che per un tavolaro è solo sofferenza, essendoci un traversone luuuugo sia in andata che al ritorno.
Poi la cabinovia va pagata e così, alla cieca, scoccia a tutti e tre. Parcheggiamo e decidiamo di chiedere info sulla neve nel ghiacciaio alla partenza degli impianti. Ma è proprio andando verso la partenza della cabinovia che un segno arriva dal cielo: una masnada di gggiovani in tute colorate aspetta in terrificante coda di salire. Non esiste che ci mettiamo in coda anche noi.
Sull’altro versante della valle c’è la seggiovia che sale alla baita Lazaun, la seggiovia è chiusa ma la pista sembra sufficientemente innevata. “Dai, andiam là, pelliamo e vediamo cosa c’è sopra”. E sopra, beh, c’è parecchio! I versanti nord della punta saldura e della cima stotz sono ben innevati, la conca sotto è tutta bianca di neve polverosa. C’è gente che sale sulla nord della saldura, la guardiamo, irresistibilmente attratti. Decidiamo di salire, fin quando ce la facciamo. È la prima gita e so di non essere allenata abbastanza per una gran salitona e poi discesona, proseguo fissando mentalmente il punto di non ritorno. Arrivo lì e poi vedo. Comincio anche a soffrire un po’ la quota, testa leggera e gran fiatone mi accompagnano su e poi giù.
Finora però la salita con la split e le pelli su questa neve che ti fa sprofondare è perfetta. Con le ciaspole avrei fatto il triplo della fatica. Fino a qui poche inversioni superate tranquillamente grazie ai consigli di Carlo e Luca.
L’ambiente è bellissimo, gli occhi dei ragazzi si accendono d’entusiasmo guardando il canalone da salire e soprattutto quello subito sulla sinistra da scendere, che è per la maggior parte intonso. Solo quattro bravi sciatori lo pennellano mentre noi saliamo e arrivano giù con la gioia dipinta in faccia.
Continuiamo, i ragazzi più veloci, io più lenta. Lo spettacolo è meraviglioso, siamo completamente in ombra per il resto della gita ora e comincia a far fresco. La pendenza si fa più sostenuta, il pendio è bello carico di una neve meravigliosa. Pella a più riprese mi invita a mettere i rampant se non mi sento sicura. Ma in realtà finora anche le inversioni mi son venute senza grosse difficoltà, magari goffe, ma efficaci, insomma, mi sento sicura.
risaliamo la pista verso la baita Lazaun
panoramica sopra la baita Lazaun, cima oberettes sulla destra
Continuo nonostante il fiatone e, ad un certo punto, si fa strada tra la stanchezza la consapevolezza di essere dove sono, in un posto meraviglioso, con un paesaggio spettacolare, nessuno più intorno, la luce cristallina e calda del primo pomeriggio che illumina le cime delle montagne intorno…e le dolomiti laggiù in fondo, mo’ guarda…con un mare di nuvole poco sotto…Anche i ragazzi un po’ più sopra sono incantati.
risalita sulla vedretta di Lagaun
risalita sulla vedretta di Lagaun, spuntano le dolomiti laggiù in fondo
Quando la pendenza aumenta ancora ad un certo punto sprofondo con il piede a valle e scivolo sotto la traccia. Con la mia scarsa esperienza non riesco a risalire in fresca per riguadagnare la traccia, non faccio più tenuta. Pella dall’alto mi dà istruzioni precise e tranquille per il montaggio dei rampant. Quindi, impiegando un tempo infinito in cui Pella e Carlo si congelano, monto i rampant, riesco finalmente a fare una rocambolesca inversione e poi attraverso tutto il canalone per spostarmi in un posto tranquillo dove prepararmi per la discesa. I ragazzi sono arrivati a 3100 o su di lì, io un poco più sotto.
Anche il montaggio della tavola mi richiede un tempo lunghino, causa inesperienza e ghiaccio su attacchi e clips.
dalla forcella, il pendio da scendere
Sono super stanca, le mie energie sono finite. Ma ci aspetta una discesa lunga, la neve è spettacolare. I ragazzi cominciano a scendere il canalone piuttosto pendente con neve bellissima. Io parto timida, cerco di fare amicizia con la mia nuova tavola, le gambe però sono andate, marce. Scendo come posso, poi comincia un tratto pari dove mi pianto, mi spianto e riparto sempre più affaticata. Di nuovo pendio in discesa, di nuovo tratto pari dove mi pianto. Di nuovo discesa. Mi devo fermare ogni 3 curve a riprendere fiato, Carlo mi allunga un’ostia di sali minerali ed io faccio la comunione. All’ultimo tratto pari poco prima della baita Lazaun io e il Pella ci stacchiamo la tavola e proseguiamo e piedi; Carlo porta pietosamente la mia, per farmi procedere più svelta. Io e Pella arriviamo alla baita “stanchini”…che dire…quasi tramortiti. L’ultimo tratto è la pista non battuta, super facile, praticamente fatta al buio e per quel che mi riguarda, con il sedere, perché ero veramente cotta. Spuntino rinfrancante alla Forst e via in autostrada, arriviamo alle macchine alle nove e mezzo.
Beh non male come prima gita della stagione…e pensare che credevo di fare giusto una pellatina di prova.
Gita bellissima, ambiente meraviglioso, neve incredibile. Grande intuizione del Pella.
Grazie Carlo e Pella per la pazienza, non vorrei sembrare troppo zuccherosa, ma è sempre un grande piacere passare del tempo con voi, mica solo perché mi avete aspettato e aiutato, ma soprattutto perché è bello andar per monti con voi.
Nonostante la discesa rocambolesca sono felice di essere venuta e di aver incontrato le difficoltà che ho incontrato. Come molti raccontano infatti, son quelle che più di ogni altra cosa scoprono i tuoi limiti, mettono alla prova la tua volontà e le tue capacità.
foto by Carlo
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- ATTENZIONE: in relazione alle gite inserite e descritte in questo blog, gli autori declinano ogni responsabilità per incidenti occorsi ad eventuali ripetitori. Inoltre non verranno indicate difficoltà, pendenze, materiali occorrenti ecc perchè crediamo siano informazioni che competono a guide alpine, libri e/o altri siti
mercoledì 20 novembre 2013
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