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mercoledì 14 settembre 2016

Monte Duranno via normale 2668mt

11-09-16

Alle 7,00 il ritrovo è a Casera Mela, Val Zemola. Siamo ben in sette e nessuno di noi può dire di conoscere tutti gli altri: Rudy, Andrea, Giorgia, il prode Lorenzino, Ivan & Ivanì e RobertinoilBarbiere!

Così dopo le presentazioni e le discussioni su quante corde portare (alla fine decidiamo, unendole tutte, di portarci via solo 160 metri!) ci incamminiamo chiaccherando sulla sterrata che, dopo essere diventata sentiero, dolcemente ci porta al Rifugio Maniago.
Già qui si nota il ritmo della combriccola: caffè per tutti, chiacchere e ci scappa pure una sigarettina!
Vinta con fatica la tentazione offerta dal cartello che promuoveva delle tagliatelle ai finferli (che, purtroppo, non mangeremo mai) ci ricordiamo del Duranno e via verso l’omonima forcella.
Lì ad aspettarci troviamo qualche stambecco: quindi nuova pausa dettata da esigenze fotografiche. Ci imbraghiamo e partiamo verso la cengia.
Prima della medesima si affrontano brevi salti rocciosi alternati a moderatamente ripide zone erbose.
La cengia è sempre comoda seppur a tratti esposta. La si percorre a lungo fino ad un centinaio di metri prima che questa incontro il grande canale rivolto a sud (Canale Sartor).
Qui direzionati da una modesta (eufemismo) freccia rossa abbandoniamo la cengia per rimontare la paretina inclinata sopra di noi. Si obliqua verso sinistra per 25 metri fino a due anelli cementati, per poi continuare per un’altra ventina di metri fino ad altri due anelli appena sotto ad un buono spiazzo con ometto.
Su questo “primo tiro” la compagnia ha dato sfoggio di grande tecnica d’arrampicata: chi sale legato senza protezioni intermedie; chi sale con autobloccante su corda fissata dall’alto; chi sale slegato; chi sale con le ginocchia; chi sale imprecando e chi sale paventando copiose piogge e temporali. Insomma... da manuale CAI. Nel proseguo avremmo comunque modo di perfezionarci.
Grazie ad un esile cengetta discendente verso sinistra raggiungiamo il centro del canale. Scegliamo che corde usare. Senza alcuna logica apparente (ma forse anche non apparente) optiamo per una da 30 e una da 50. Partono quindi Giorgia e Rudy su per il camino, saltano i primi due anelli cementati che incontrano e fissano le corde ad altri due anelli da calata incontrati dopo una trentina di metri dove il camino si apre e torna ad essere canale. Il resto del Gruppo Vacanze sale.
Seguono un centinaio di metri facili fino all’altro camino 'chiave': 45 metri con anello di calata intermedio e qualche chiodo qua e là.
Il Gruppo Vacanze, all’unanimità, delibera che sarà Giorgia a tirare.
La ballerina affronta la prima parte del camino ostentando eleganza e disinvoltura. A metà ingiunge le due cordate in discesa di non tirare corde e sassi e di attendere il suo arrivo. Tutto vano: scarica di sassi verso Giorgia. Questo provoca l’ira del Gruppo Vacanze che a gran voce inizia ad inveire contro gli sconosciuti in alto, minacciando pesanti ritorsioni e vendette. Quando dopo 20 minuti ci ritroveremo attaccati alla stessa sosta con i lanciatori di pietre saremo, quasi, grandi amici!
Ad ogni modo il camino non è proprio una passeggiata di salute. Sale Rudy, dignitosissimo. Salgo io, dimenticando la dignità alla sosta sotto. Sale Robertino, continuando, con maggior insistenza e convinzione, a prefigurare lampi, fulmini, saette e Cavalieri dell’Apocalisse. Sale Ivanì con il ben collaudato “metodo ginocchia”. Sale il prode Lorenzino, con grande disinvoltura. Infine sale Ivan, con il suo contagioso sorriso negli occhi.
Tempo impiegato per questi 45 metri? Lasciamo perdere…
Abbandoniamo alla sosta 60 metri di corda e via veloci verso la cima. Ormai manca poco. Nessuno parla più tranne Robertino che ci ricorda costantemente i disagi di una discesa sotto la pioggia!
Arriviamo dunque in cima al Duranno. Tempo di aprire gli zaini per estrarre macchine fotografiche, cibarie varie, liquidi e…. inizia a piovere.
L’evento atmosferico sfavorevole viene vissuto con grande serenità dal Gruppo Vacanze che non perde l’occasione per complimentarsi con Robertino per la precisione dimostrata nel prevedere il meteo.
Vista la roccia bagnata facciamo due doppie iniziali nel Cadin Alto: se qualcuno si facesse male saremmo tutti costretti a dare ragione a Robertino!
Qui, sotto la pioggia, attendendo il proprio turno per scendere, Robertino e Ivan, quali veterani del gruppo, iniziano una brillante dissertazione riguardo ai vari discensori di moda per ogni epoca alpinistica. Tutto a favore mio e di Lorenzino, pivelli del gruppo!
Interrotta la conferenza, causa eventi atmosferici, si prosegue con due doppie nel camino, un’altra doppia nel camino in basso e infine un’unica doppia da 50 metri (eh.. i nostri famosi 160 metri di corda!) che ci deposita sulla grande cengia.
Intanto le nuvole si sono dissolte quel che basta per far sbucare nuovamente il sole. Un ottimo pretesto per perdere ancora un’infinità di tempo: foto, commenti, battute, simpatici battibecchi…
Arriviamo finalmente a forcella Duranno con una bella luce da tarda estate e i soliti stambecchi ad attenderci. Banchettiamo con tutto ciò che non abbiamo mangiato in cima. Alle 17,45 ci ritroviamo seduti ai tavoli del Rifugio Maniago con delle fresche birre davanti e alle 19,10 a malincuore dobbiamo chiudere questa giornata salutandoci.
Che dire: bella montagna, bella salita e gran bella compagnia: in sette le tempistiche relative alla manovre di corda si dilatano esponenzialmente, ma, del pari, anche le risate!
Un consiglio ai posteri è d’obbligo: chi intendesse lasciare i bastoncini sotto Forcella Duranno farà bene, come le volpi del gruppo (Rudy e Giorgia), ad occultarli agli occhi dei passanti. Robertino al rientro, infatti, non troverà più i suoi!

Qualche dato serio:
la via normale oggi praticata, da noi percorsa e descritta in ogni relazione non coincide con la via dei primi salitori; infatti, questi ultimi (W.E. Utterson Kelso e S. Siorpaes, 22 giugno 1874) salirono la montagna da nord. Tale via venne poi riscoperta e ripercorsa solo in tempi recenti (Filippin, Corona, Gallo e Carrara, 24 agosto 1978; così dice il Berti).
Quella che, appunto, oggi è considerata la via normale è, invece, stata percorsa per la prima volta il 3 agosto 1891 da G. Sartor, G. Filippin e G. Martinelli, tutti ertani e tutti cacciatori. Da qui, chiaramente, il nome “Via dei Cacciatori Ertani”.
Dislivello da Casera Mela: 1500 m.
Dislivello da Forcella Duranno: 450 m.
Difficoltà: max III+


by Andrea

foto:

la nostra meta


in forcella con gli stambecchi


lungo la prima parte della via normale... uno sguardo alla cresta e alla forcella Duranno


passaggi della cengia


passaggi più o meno esposti


Andrea sbuca da camino 'chiave'

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